Quanti parchi eolici di grossa taglia nel Nord Salento?

Quanti parchi eolici di grossa taglia nel Nord Salento?

Questo articolo ha l’obiettivo di far sapere alle Comunità locali del Nord Salento quanti saranno i parchi eolici che sorgeranno tra le Province di Lecce, Brindisi e Taranto se i progetti presentati presso il Ministero della transizione ecologica saranno tutti approvati.

Siamo quasi del tutto persuasi che, alla lunga, saranno approvati quasi tutti, nonostante le fortissime criticità che si riscontrano già dalla lettura della documentazione che ogni proponente ha l’obbligo di produrre per ottenere le autorizzazioni necessarie.

Ciò perché l’Italia, come ogni altro paese dell’UE, ha l’obbligo di arrivare al 2030 con una produzione da fonti di energia rinnovabile per almeno il 30%. E siccome l’Italia non ha un piano energetico vero e proprio e i vari governi che si sono succeduti, ad oggi, non hanno mai avuto una chiara politica energetica, lasciano fare ai privati.

Ma i privati – ovvero le grosse società – come abbiamo detto qui, hanno solo l’obiettivo di trarre profitto. A loro non importa produrre energia, farlo in modo sostenibile, efficace, efficiente e rispettoso del progresso sociale. Importa solo il lucro. Abbiamo anche visto – dalla cronaca – che quando il fine di lucro soppianta la ragione, avvengono le catastrofi. Il riferimento è alla tragedia della funivia di Mottarone e se anche un giornale filo-capitalista ha ammesso che l’etica del capitalismo è andata persa (ma, secondo noi, non è mai esistita un’etica capitalistica), allora è il caso di fermarci a riflettere prima di lasciare che siano le grosse società a delineare i modelli di sviluppo, in ogni campo dell’agire umano. Compreso, ovviamente, quello energetico.

Ma se, come sospettiamo, questa riflessione non dovesse esserci, dobbiamo essere coscienti che, nel futuro immediato, il Nord Salento sarà costretto ad abbandonare – in larghe fette di territorio – la sua millenaria vocazione agricola e la sua innata vocazione all’accoglienza, per cedere il passo ad una sua trasformazione in senso industriale. Un vero e proprio hub energetico ricompreso in un’immensa area che ricomprende i comuni di Brindisi, Mesagne, Torre S. Susanna, Latiano, San Pietro Vernotico, Cellino S. Marco, San Donaci, San Pancrazio, Erchie, Avetrana, Manduria, Veglie, Salice Sal.no, Guagnano, con ricadute in termini di paesaggio nei comuni limitrofi a quelli appena citati.

In un altro articolo ci occuperemo, invece, dell’enorme colonizzazione energetica del foggiano, che sarà letteralmente preso d’assalto, in un’area ad enorme vocazione agricola.

Pensiamo – e non dimentichiamoci – che questi progetti sono tutti accomunati dal fatto che riguardano impianti di grossa taglia, ossia si tratta di aerogeneratori (ossia pale eoliche) alti tra i 200 e i 300 metri.

Di quanti progetti parliamo?

Al momento di 13 progetti, per un totale di 146 aerogeneratori, che produrranno una potenza nominale di 832,5 MW. E non dimentichiamo che già adesso la Puglia – per la maggior parte da fonti di energia rinnovabile – produce più di quanto consuma. Molto, molto di più. Praticamente il doppio.

Elenco dei proponenti

Le società proponenti questi progetti sono: Enel Green Power Italia s.r.l.; Iron Solar S.r.l.; Avetrana Energia S.r.l.; Yellow Energy S.r.l.; SCS 03 S.r.l.; Wpd Muro S.r.l.; Tozzi Green S.p.a.; Repower Renewable S.p.a.; EN. IT S.r.l.

Alcune di queste fanno parte di grossi gruppi energetici, che operano in tutto il mondo.

Le criticità, in breve

In successivi articoli ci occuperemo di analizzare nel dettaglio le varie criticità emerse durante lo studio della documentazione tecnica presentata dai vari proponenti sopra citati. Ma per approfondire si possono scaricare le osservazioni che abbiamo già prodotto in due procedure di VIA. Qui ci basti dire che sono tante e tutte accomunate dal fatto che le aree interessate sono agricole oppure naturalistiche, che presentano delicatissimi equilibri ecologici, oppure sono densamente lavorate in coltivazioni di pregio (vigneti, seminativi, ecc.).

Ci teniamo ogni volta a precisare – a scanso di equivoci – che siamo del tutto favorevoli allo sviluppo delle energie rinnovabili. Ma solo a patto che siano razionali (vanno sviluppate dove c’è bisogno), condivise (vanno discusse con le comunità, in fase di progettazione), eque (le comunità, specie le fasce deboli, devono accedere all’energia con tariffe agevolate, se non gratuitamente), rispettose dell’ambiente (vanno inserite in contesti già antropizzati, senza ulteriore consumo di suolo), tecnicamente sostenibili (un numero congruo di impianti collegati alla medesima stazione). Seguendo questi canoni, lo sviluppo sarà armonioso, pacifico, condiviso e non si verificheranno i problemi di connessione alle reti, per cui approfondiremo con un articolo a parte.

Le criticità, dunque, sono di tipo ambientale. Enormi aerogeneratori hanno bisogno di plinti di fondazione enormi. Parliamo di scavi di almeno 20 metri e fondazioni in cemento armato che, in alcuni casi, vanno ad incidere sulla falda acquifera superficiale. E sappiamo quanto la Puglia sia carente di questa preziosa, anzi, unica risorsa, che va attentamente tutelata. Il territorio salentino è ampiamente carsico e non è difficile imbattersi nelle falde. E questo i proponenti lo sanno e, difatti, lo scrivono spesso nelle proprie relazioni, salvo poi minimizzare gli impatti.

Nella foto di copertina vediamo come funziona una falda superficiale.

Sanno pure che le pale eoliche vanno ad impattare con l’avifauna. Addirittura in alcune relazioni parlano anche di “morte certa” degli uccelli.

In tema di paesaggio, sanno anche quanto i parchi eolici di grossa taglia impattano profondamente con i paesaggi rurali. Però, anche in questo caso, minimizzano. Fanno i furbi, dicendo che il proprio impianto, in fondo, non impatta più di tanto, perché 10 o 12 pale si integrano con il paesaggio. Ma, ovviamente, si scordano di dire che gli impatti vanno valutati in modo cumulativo. Ossia che un conto è parlare di 10 pale, un altro è parlare di 146, tutte concentrate in una zona ampia ma circoscritta.

Abbiamo calcolato che – se i progetti dovessero essere tutti approvati – partendo da Avetrana per arrivare a Brindisi, passando per San Pancrazio, San Donaci, Cellino S. Marco, S. Pietro V.co, il visitatore si imbatterà costantemente e continuamente in pale eoliche, a destra e a sinistra del suo percorso. Ciò produce l’ovvia sensazione di trovarsi in un contesto industriale e non più agricolo, cosa che invece ha fatto del Salento una meta turistica d’eccellenza, per via dei suoi paesaggi rurali così suggestivi, proprio perché l’antropizzazione del territorio si è sposata perfettamente con la Natura.

In tema di rumore (e quindi di usabilità dei fondi agricoli in prossimità degli aerogeneratori) abbiamo evidenziato che molte sono le criticità riscontrate. Il rumore dello spostamento delle pale si sente (come ammesso dagli stessi proponenti) a centinaia di metri. Lavorare in prossimità delle pale in movimento sarà pressoché impossibile e ciò produrrà un ulteriore abbandono delle attività agricole, con forti impatti sull’occupazione e sul progresso di comunità che dalla terra hanno sempre tratto sostentamento e ragion d’essere.

Tra l’altro grandi estensioni di terreni saranno espropriate e non è detto che i nuovi proprietari (le Società) non lucreranno anche su questo aspetto (tipo: vuoi continuare a lavorare le tue ex terre? Pagami l’affitto).

Tante sono le altre criticità emerse, in particolare in tema ecologico, archeologico e culturale. Ma ci riserviamo di approfondire in altri articoli. Qui ci basti sapere quale sarà il destino del Salento e della Puglia in generale se non siamo consapevoli delle sue trasformazioni, calate dall’alto e imposte dal solo scopo del profitto, mascherato da transizione ecologica. Ecco perché facciamo un appello a tutte le persone di buona volontà affinché collaborino con noi, per elaborare non solo e non tanto una forma di opposizione a questi progetti insulsi e deleteri, ma una forma di proposta alternativa, affinché lo sviluppo delle rinnovabili si sposi con la volontà delle comunità locali di progredire, in armonia con la propria storia e il rispetto di persone e ambiente.